Marica O
27 de agosto de 2023
Posto incantevole, interamente immerso nel verde, restituisce da subito un'idea di tranquillità e di serenità, ideale per scaricare lo stress della vita quotidiana. Peccato tuttavia che sia gestito in maniera veramente pessima. Non uso fare recensioni negative generalmente,non sono una persona polemica, per cui non amo puntualizzare, il più delle volte lascio passare. Ma per questo soggiorno mi sento costretta a fare una doverosa eccezione. All'arrivo il proprietario ci accoglie in modo confusionario, senza darci nessuna delucidazione in nessun merito, frettolosamente e senza nessun tipo di empatia. Dopo aver fatto rafting, chiediamo delle bevande per rinfrescarci, nello specifico gradivamo una birra. Ci spiega in malo modo che gli agriturismi calabresi, per via di una legge regionale, non possono vendere alcunché che non sia prodotto in modo autoctono. Ci porta pertanto un vino della casa, aspro e imbevibile alle 15 del pomeriggio. La questione poteva sicuramente essere spiegata con più garbo e con più attenzione, perché le persone sono importanti, i clienti ancora di più. Ma proseguiamo nel racconto. A cena ordiniamo con entusiasmo, dopo aver visto fotografie sui social che riportavano pasta fresca di diverse tipologie. Tuttavia ci accorgiamo, per un fortuito caso, che l'unica pasta disponibile, nella fattispecie tagliatelle, era di tipo industriale, prodotto pertanto per nulla autoctono. Ebbene le tagliatelle si, la birra no. L'antipasto del menù recita tagliere di salumi e formaggi. Tale tagliere si componeva di due fette di formaggio, ottimo aggiungerei, e di due fette di qualcosa di simile alla ventricina. Quindi singola ed unica produzione di salume, a fronte di un illusorio plurale citato sul menù; due frittelle, che la cameriera aveva descritto essere di zucchine, si sono manifestate di cipolla, ad un assaggio che andasse oltre la spessa coltre di olio indigesta proposta. Il primo, deludente come tutto il resto, secco, condito con una dose di sale eccessiva per coprire probabilmente l'assenza totale di sapori. Il dolce della casa discreto. A fine pasto chiediamo, come da menù, un amaro del Capo, tipico calabrese, sperando nell'autoctono. Ci viene risposto che è terminato. Di sabato, 26 agosto, in una bella serata calda di fine estate. Terminata questa ennesima esperienza, chiacchieriamo a bordo piscina, unica vera garanzia del soggiorno. Alle 22 di sabato sera una comitiva giovane di 10 persone continua ad elemosinare attenzioni, digestivi, amari e un po' di cortesia. Non siamo di certo alcolisti, ma un digestivo è sempre cosa gradita, soprattutto in vacanza. Ci viene risposto che dispiace ma non è possibile nulla di tutto questo, con un augurio secco di buonanotte. La notte passa, cercando di non considerare la scarsa igiene della camera, dove agli angoli delle finestre internamente si trovano matasse di capelli arrotolati, e provando a rimanere in equilibrio sul water, troppo adiacente la doccia stretta e con
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